sabato 22 maggio 2010

Mens sana in corpore sano

Ne Il disagio della civiltà, Freud tenne a precisare che nonostante la natura umana tenda naturalmente al piacere, questo sia praticamente una chimera; la condizione dell’uomo è talmente misera e sofferente che per quanti sforzi possa fare, potrà soltanto evitarsi pene maggiori. Al principio di piacere si sostituisce dunque quello di realtà, ovvero la riduzione delle pretese di felicità, complice il mondo esterno, a favore di un più modesto (e per questo reale) “limitare i danni” e conseguente stato di grazia. Altra via di fuga dal dolore, sempre secondo Freud, sarebbe lo spostamento della libido su altre, differenti mete pulsionali quali il lavoro, la ricerca, la creazione artistica o la religione. E’ degli ultimi anni invece, tipica della società dello spettacolo, la devozione incondizionata alla bellezza (sintomo inequivocabile del declino di una civiltà) e alla cura esteriore del corpo; spuntano come funghi centri estetici e massaggio, solarium, ricostruzione di questa o quella parte di corpo (fino a giungere alla chirurgia estetica) e sono sempre più ghettizzati i centri di aggregazione: biblioteche, istituti culturali, scuole, università, librerie. La penalizzazione della crescita interiore dell’uomo è dunque in regresso e la cosa è ben riscontrabile nella forma e nelle qualità dei rapporti interpersonali sempre più “liquidi” (Z. Bauman); alle relazioni, non più basate sulla conoscenza e sull’accettazione dell’altro, si sostituisco le connessioni che, implicitamente, rimandano all’idea meccanica di disconnessione. La “relazione pura” infatti (Giddens) non ha come fondamento la comunicazione, bensì il reciproco soddisfacimento. Il libro così (specie in estinzione), in particolar modo i classici, non è più solo un mezzo di arricchimento ma un vero e proprio intermediario col mondo esterno, mantiene in moto la mente (distratta e abbindolata da armature griffate) permette la riflessione, solleva dubbi, invita a soluzioni e favorisce il contatto con la fisicità della vita. Abbellire il nostro disagio ha senso solo se poi abbiamo il coraggio di accettarlo e affrontarlo. Roberto Di Pietro

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